Angus McOg

presenta il nuovo album

“Cirrus”

e il video del primo singolo

“Parts”

Ascolta “Cirrus”
 
https://found.ee/IT-AngusMcOg-Cirrus

Guarda il video di “Parts”
https://youtu.be/5gOlIOKeStw

 

 

Cirrus è il titolo del nuovo lavoro in studio di Angus McOg, uscito in Italia per la label Murmur Music (Audioglobe) e in UK per Gare Du Nord.

I cirri sono tra le nuvole più in alte nel cielo. Costituiti da piccolissimi cristalli di ghiaccio, appaiono rarefatti, lontanissimi, inafferrabili. Ma quando i raggi del sole li attraversano all’alba e al tramonto, ecco che si trasformano in filtri colorati, capaci di cambiare il mondo negli occhi di chi guarda, mutando la percezione delle cose, del tempo e dello spazio. Ed è seguendo il filo di questo sguardo che Cirrus diventa il titolo del nuovo disco di Angus McOg, otto brani che nascono da un cuore Folk Rock in viaggio tra Americana, Indie e Art Rock.

“Parts” è il primo singolo estratto da Cirrus, accompagnato dal video di Fabio Fiandrini girato nella suggestiva Rocca Rangoni a Spilamberto (Modena).
Angus
 raccontaInsieme al regista Fabio Fiandrini abbiamo da subito pensato che se con il video volevamo restituire uno spaccato della ‘malinconia edificante’ presente nel brano, dovevamo calarci in un’ambientazione altrettanto intensa. Fortuna vuole che a dieci minuti da casa mia, in provincia di Modena, si trovi la Rocca Rangoni di Spilamberto. Il fascino di questo luogo sta nel come in esso si è depositato lo scorrere del tempo“.

 

Guarda il video di “Parts”
https://youtu.be/5gOlIOKeStw

A quattro anni da Beginners, il precedente lavoro di Angus McOgCirrus nasce in modo molto semplice e schietto, con canzoni arrangiate spesso in sala prove e registrate in presa diretta: chitarra, piano, basso e batteria, con l’aggiunta delle linee di tromba o armonium e un pizzico di synth a completare l’affresco. Ma così come la luce filtrata dalle nuvole cambia la prospettiva delle cose, così lungo la tracklist questa semplicità talvolta si dilata. E sulla scena si fanno spazio momenti di sospensione, paesaggi sonori, parentesi naive o quasi surreali, che aprono la quarta parete della stanza dove la band sta suonando. Ecco che arrivano così gli archi a chiosare la title track “Cirrus”. Oppure code di fuzz si fanno strada in brani come “Lou” o “Chances”. E ancora, “Parts” prende in prestito l’incedere di un basso e di una chitarra quasi post-punk/new wave. Mentre accanto a momenti intimamente acustici, come “Currents”, o alle armonie vocali di “Say My Name”, arriva un pezzo quasi del tutto assurdo come “Communist Party Party” (la storia vera di un modenese che prova con scarso successo a spiegare a una ragazza inglese cosa sia la Festa dell’Unità).

Nomi come Wilco, The National, Bonnie Prince Billy rimangono sicuramente tra le coordinate di riferimento di questo lavoro. E accanto a loro nel bagaglio di Angus Mc Og c’è sempre un arcipelago che va da Nick Drake a Jason Molina, da Robert Wyatt a Mark Hollis, da David Crosby ai Grizzly Bear.

Ma la strada su cui si muove oggi Angus McOg è anche quella di chi sa che è sempre viva una sfida creativa per chi ha scelto il campo della lingua inglese senza essere madrelingua. E questa scelta richiede soprattutto di fare uno sforzo in più nella costruzione di una voce narrante personale, di un linguaggio capace di stare in piedi.

Il disco esce nel Regno Unito grazie all’interesse di Ian Button, ex Death in Vegas, e della sua label Gare Du Nord.

Cirrus è stato registrato al Sonic Temple Studio di Parma sotto la direzione di Andrea Rovacchi (Julie’s Haircut), insieme alla nuova band che vede la presenza del trombettista e polistrumentista Enrico Pasini e del batterista Luca Torreggiani, oltre al bassista e contrabbassista Francesco Zaccanti che si unisce alla formazione ad album ormai terminato. Il master è stato realizzato a New York da Joe Lambert (Sharon Van Etten, The National, Deerhunter, etc ). L’album è edito da Ala Bianca.

 

 

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