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SHIJO X

SHIJO X

 

 Promo video.

 Info.

“Odd times” è l’ultima fatica degli Shijo x, un disco complesso e stratificato in cui si innestano le esperienze che la band ha collezionato sui palchi europei nel periodo di gestazione dell’album. Sebbene siano ancora presenti le influenze dell’elettronica e dell’r&b, questo terzo lavoro risulta nettamente rivolto alla contemporaneità grazie ad un’interessante apertura verso nuove prospettive musicali. “Odd times” come suggerisce il titolo, è un disco permeato di tempi dispari e sbilenchi in cui la ricerca del ritmo si assesta su punti di equilibrio precari e calcolati al millesimo. Il risultato finale è ancor più spiazzante perché tale impianto ritmico è perfettamente amalgamato con voci sinuose e synth profondi che mantengono un’ispirazione più dichiaratamente melodica. D’altro canto, è proprio questa la sensazione che gli Shijo x hanno ricercato nella stesura dei brani, il cui intento espressivo ruota attorno ad uno stato d’animo straniante che diventa la chiave di lettura delle undici tracce dell’album: “odd”, infatti, può tradursi non solo come “dispari”, ma anche come “strano”. Il disequilibrio e l’essere storto sono il filo conduttore del disco: un senso di equilibrio instabile in cui l’essere in bilico assume a volte accezioni positive a volte negative, in una perenne e duplice lettura contraddittoria della realtà. In “Odd times” si manifesta sempre più prepotentemente la cifra stilistica personale della band ed un linguaggio ricercato e maturo dal sapore internazionale.

Il disco si apre con “Brink” un brano articolato e carico di spessore che, alternando passaggi ampi e melodici a parti ripetitive e cantilenate, si traduce in una moderna nenia in cui l’essere sul punto di fare qualcosa, che sia iniziare una nuova vita o una nuova giornata, non trova il suo naturale esito, ma si blocca in un perenne ritorno al punto di partenza. Ed il concetto della spirale torna preponderante anche nel primo singolo estratto dall’album, “Spiral” appunto, dove un synth serrato e spigoloso introduce il brano e la sensazione di essere in bilico si traduce nella sua accezione più negativa, come un circolo senza fine in cui la protagonista dello splendido video, opera di Simone Brillarelli e il celebrato illustratore toscano Jonathan Calugi, si dimena invano. E sempre da un momento di transizione è suggestionata “Lapse”, una ninna nanna dilatata e fluida in cui il passaggio dalla veglia al sonno sembra essere ostacolato da agenti esterni ed interni, così come le morbide melodie sono incalzate da momenti ritmici alterati e discontinui i quali, però, lasciano solo un vago senso di incompiuto risultando quasi del tutto impercettibili. Il percorso prosegue indagando sonorità dalle molteplici interpretazioni in “Zero”, in cui il punto di partenza, lo zero appunto, assume le sembianze di una rinascita, la voce viene accompagnata da una linea di basso che sfrutta l’approccio tipico delle chitarre, per poi sfociare in un ritornello intenso e vigoroso in cui la stessa improvvisamente si apre sfiorando, senza mai superare, il limite dell’urlato. “Fireflies”, secondo singolo del disco, è un brano che si contrappone nettamente a “Spiral”, in un’ottica di opposti in cui l’approccio più pop del primo trova il suo equilibrio grazie ad un tempo in 5/4 in cui la batteria cresce gradualmente. L’intenzione scura e sezionata delle sonorità di “Spiral” trova il suo alterego nella più naturale e istintiva “Fireflies”, in cui tutti gli strumenti si muovono insieme in un’escalation coordinata ed accompagnata. Solo apparentemente più immediata, “Parallax” traduce in musica quanto accennato nel testo: l’effetto della parallasse per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione (in questo caso di ascolto), si ritrova nelle ritmiche spezzettate su cui campeggia una voce dolce e spontanea. Violenta e decisa è invece “Origami” dove i synth si appoggiano su suoni in parte dilatati e profondi, in parte acidi e abrasivi per poi culminare in un ritornello in cui il pianoforte diventa il vero protagonista, accompagnando la voce con accordi corposi e intensi. Ed è proprio il passaggio repentino da suoni più elettronici ed artificiali a sonorità di ispirazione acustica a fare di questo brano un interessante condensato di tecniche compositive. La duplicità viene richiamata anche nel testo che con un approccio sognante e immaginifico, descrive le tracce cartacee che, volenti o nolenti, disseminiamo durante il passare degli anni come un enorme e spaventoso mostro o come un più rassicurante origami.

I tratti distintivi di “Weightless”, ispirata al movimento del mare ed alla sua imprevedibilità, sono una ritmica definita e preponderante ed una linea vocale altrettanto scandita e netta che, sul finire del brano, canta ripetutamente ed insistentemente la necessità di rimanere “senza peso”, con una persistenza ben lontana dalle immagini che una tale condizione è in grado di evocare. “Tear” e “Drop” sono due brani speculari, sia dal punto di vista del testo che dell’impatto sonoro provocato. I testi delle due canzoni, infatti, sono praticamente identici se non fosse per alcuni accorgimenti che fanno sì che gli stati d’animo descritti siano diametralmente opposti. Ed anche dal punto di vista compositivo, se “Tear” è un dolce ed avvolgente r&b in cui l’impronta soul è preponderante, “Drop” è un energico e ritmato susseguirsi di imput sonori diversificati e stranianti. Questo efficace effetto viene ancor di più accentuato dal fatto che le due canzoni si scambiano passaggi armonici identici che nella trasposizione da un brano all’altro, diventano quasi del tutto irriconoscibili. Il disco si chiude con “Eleven” un brano di una semplicità estrema in cui la voce si interseca solo con un profondo suono di synth. L’undicesima traccia dunque aggiunge un elemento dissonante e diverso dagli altri, la diversità che l’ascoltatore deve percepire alla fine di “Odd Times”, diversità che si manifesta in una forma che cattura ancor di più l’attenzione dell’ascoltatore perché costituita dal brano più scarno ed essenziale del disco.

In conclusione “Odd times” è un disco complesso, diretta manifestazione del lungo periodo di lavorazione dello stesso, circa due anni. È un album concepito come frutto di molteplici interpretazioni e percezioni che, se al primo ascolto colpisce per la sua particolarità, l’elemento “odd” appunto, solo con il tempo può essere apprezzato in tutti i suoi aspetti caratterizzanti e diversificati. Grazie ad un lungo percorso evolutivo, dunque, gli Shijo x hanno trasfuso più prepotentemente in “Odd times” la propria cifra stilistica e la ricerca di un linguaggio raffinato, maturo, personale e dal sapore internazionale.

 

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